I PERIODI ARTISTICI

Gesto disperato Lavandaie

Dyalma Stultus nacque a Trieste il 31 ottobre 1901.

A diciassette anni si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Venezia grazie ad una borsa di studio del Comune di Trieste.

I suoi maestri furono Ettore Tito e Arturo Sézanne che influenzarono le opere del primissimo periodo.

Ultimo pegno Ultimo pegno

Le due madri Autunno

Nel 1922 poté allestire la sua prima personale a Cà’ Pesaro a Venezia. L’anno seguente presentò una serie di dipinti di carattere impressionista alla “Bottega del libro” di Trieste.

Dal 1925  la sua pittura inizia un percorso personale passando da un realismo di impronta secessionista come*  Beethoven, Ultimo pegno, Le due madri, Autunno e Mercato al Ponte rosso.

Ritratto doppio Meditazione

Corona di S. Giovanni Dalila

Dal 1927 al 1928 durante il suo soggiorno di studio a Firenze, ove risiede al Conventino, ha modo di ammirare le opere dei grandi  artisti del Rinascimento Toscano ed è in questo periodo che le sue figure acquistano più corposità e i tratti più semplificati come *in Ritratto doppio,Meditazione, Corona di San Giovanni, Intimità e Dalila. Lo stesso cambiamento lo notiamo nella paesaggistica come* Paesaggio goriziano del 1929.
Paesaggio in Valbranizza Santa Croce di Aidussina Dopo il periodo fiorentino Dyalma Stultus si trasferisce a Roma e nel 1930 torna a Venezia, invitato alla XVII Biennale dove è presente con i paesaggi Val Branizza e Santa Croce di Aidussina.
Rodi, Moschea Dal 1930 grazie alla conoscenza con il principe Alessandro Torre e Tasso, uomo di scienze e cultore d’arte, suo amico ed estimatore, ottiene l’incarico del restauro delle sale del castello di Duino.  Nel 1931, sarà con il principe a Rodi, dove poté cimentarsi anche nell’arte della ceramica, presso la fabbrica di Lindo. Ed in Mesopotamia. Sono testimonianze di questo periodo le opere La moschea di Murad- Reis, Rodi, il Porticciolo,  Rodi, paesaggio di Lindo.  Le ceramiche, tra cui alcuni piatti decorativi ed alcuni bozzetti di costumi teatrali, commissionati dal governatore di Rodi.

Da questo momento il percorso artistico di Stultus è in continua ascesa con inviti e riconoscimenti sempre più importanti. Citiamo due personali alla Biennale di Venezia nel 1936 e nel 1942, opere significative:   San Daniele del carso del 1934, , Fantasia del 1935, La maschera del 1936. La Portatrice di frutta del 1938. Seguono le Quadriennali di Roma, del 1931, 1935 e 1939 dove espone Paesaggio con figura del 1936, lo stagno del 1937, Rio freddo e Sosta al ponte  del 1938.

Pur non potendo collocare questo artista nel Movimento del ‘900, egli ne risente pienamente l’influenza.  Ne sono testimonianza anche la conoscenza con artisti come Carlo Carrà, Felice Casorati, Mario Sironi,  Piero Marussig e molti altri. Infatti, da i valori plastici che esprime, dalla mano salda nel disegno e dai colori solari, possiamo senz’altro classificarlo come novecentista. Testimoniano questo periodo le seguenti opere  L’angelo del 1935, Pastorale del 1937, Portatrice di frutta del 1938, Estate del 1939. Bagnante del 1942 e Dopo il bagno e l’attesa del 1943.  Campagna toscana del 1947.  Seguono Contadino stanco e Santa Caterina del 1948.
Gli anni ’50 segnano una nuova svolta pittorica, inizialmente soprattutto cromatica. I colori sono decisamente più accesi e i contorni marcati come nei paesaggi * Il mulino del 1953, Fonderia del 1954 . Anche le figure hanno perso la ieraticità e corposità degli anni ’30 e ’40 e le pose rievocano i dipinti del tardo rinascimento. * e Nubi che passano del 19 Nel bosco del 1953. Ritratto di Nada e Ritratto di Marina.
Dyalma Stultus,  dopo gli anni presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, 1941/43, riprende la carriera di docente prima presso L’Istituto d’Arte di Marino Roma 1956 /1967, poi Siena 1967/71 e Firenze dal 1971 al 1974.

Dal 1957 sono le campagne  laziale e toscana a dare corpo e magia a tutta la sua paesaggistica.  * Marino, periferia e Paesaggio di Marino, Il Marmero, del 1958, Sentiero nei dintorini di Marino del 1963, Il Parco degli eroi del 1965. Alla fine degli anni ’60 la sua opera artistica è caratterizzata da una ricerca stilistica che si traduce in scansioni cromatiche, prima negli sfondi e successivamente nell’intera composizione pittorica. Come in alcuni paesaggi * Vecchie mura, Marino del 1967, e Campagna Senese del 1968. Nelle composizioni figurative come * La paura del 1968. L’arco, Marino del 1969, Autoritratto del 1973. Inoltre le nature morte “esuberanti di vita”. Tra queste:  Foglie al vento, Tronchi del 68, i Girasoli del 1973, il Carnevale del 1976.

Gli anni ’70 segnano una ulteriore svolta. Una sintesi figurativa in schemi astratti come Uomo di Pietra del 1975 e Senza titolo del 1976 in parallelo a opere di natura astratta e fantastica, senza tralasciare la produzione figurativa caratterizzata da una grande sintesi come Brezza  e Settembre del 1977 che chiudono la produzione artistica dell’artista, anno della sua scomparsa.